Luogo

Bolzano

A cura di

Lungomare

Partecipanti
Metodologie

Il nostro progetto nasce dall’invito dei curatori dell’associazione Lungomare di Bolzano ad occuparci delle molteplici questioni riguardanti la tematica “Migrazione e Società”, in riferimento al contesto dei flussi di rifugiati e alla politicizzazione del confine tra l’Italia e l’Austria nella regione Alto Adige/Südtirol.

Abbiamo incominciato con una serie di conversazioni con diversi interlocutori, attori operanti a Bolzano e in altri luoghi (alcuni di loro sono nostre conoscenze di Milano, Nijmegen e Torino), che sono direttamente e diversamente coinvolti nelle procedure di richiesta di asilo (nella formulazione delle richieste di riconoscimento dello status di rifugiato, nelle iniziative popolari volontarie, nelle associazioni di sostegno ai richiedenti asilo, avvocati, studiosi, attivisti…), e con migranti che hanno fatto richiesta di asilo politico. In questo documento presentiamo alcuni aspetti significativi del nostro approccio, per contestualizzare il processo metodologico che abbiamo seguito.

Prendere le distanze da un contesto egemonico di ricerca: prendere le distanze dall’idea di “migrazione”
Pur essendo state invitate a occuparci del tema della “migrazione”, fin dalle prime conversazioni con gli attori locali coinvolti a Bolzano nelle attività di sostegno a migranti/richiedenti asilo, abbiamo deciso di prendere il più possibile le distanze da questo termine. Data la natura altamente politicizzata del fenomeno dell’immigrazione verso l’Europa, abbiamo cercato di definire contesti che parlassero di una dimensione quotidiana, intima e intersoggettiva. Abbiamo usato metafore e non strutture, perché volevamo mappare le nostre conversazioni in maniera aperta, in modo da lasciare spazio a processi trasformativi sia dal punto di vista concettuale che processuale (cercando di incorporare nel lavoro una narratività che altrimenti sarebbe stata invisibile). Tutto questo per noi significava essere in grado di provocare riflessioni sulle conseguenze profonde, emozionali, relazionali e condivise del lavoro quotidiano degli attori piuttosto che limitarci alla comprensione dei processi burocratici che attualmente sostengono la migrazione e la richiesta di asilo in Europa.

Biografie intrecciate:
Non abbiamo cercato di cogliere dettagli etnografici dell’“altro” (per esempio il rifugiato, il volontario, il migrante, la polizia ecc.). Piuttosto il nostro approccio prevedeva processi finalizzati a intrecciare tra di loro differenti biografie, in modo da creare processi relazionali a partire dalle nostre stesse esperienze e da quelle degli attori con i quali entravamo in dialogo. Questo per noi significa che le biografie non emergono tanto come storie individuali, ma in risonanza, all’interno di processi relazionali.

Aprire spazi di riflessione critica all’interno dell’emergenza nel lavoro di supporto ai rifugiati:
Durante le conversazioni condotte con diversi attori che lavorano e sono coinvolti in prima persona e in maniera molto concreta nei processi di supporto ai richiedenti asilo, specialmente a partire dal 2014, abbiamo percepito la forte necessità di spazi per la riflessione critica che permettessero di prendere le distanze dalla condizione di “emergenza” nella quale viene svolto il lavoro di sostegno ai richiedenti asilo. Dilemmi emotivi legati al sostegno ai rifugiati, intenzionalità in conflitto reciproco tra gli attori, problemi legati a quali informazioni condividere in un paesaggio politico in trasformazione, necessità di competenze linguistiche, solo per citarne alcuni, sono aspetti emersi come spunti di riflessione importanti, perché troppo spesso sono trascurati nella struttura di supporto ai rifugiati in stato di “emergenza”.

Il progetto, il cui esito finale è stato presentato nella primavera del 2017, si fonda sui processi avviati appena descritti e si sviluppa intorno a forme molteplici di occasioni di condivisione nello spazio pubblico e semipubblico della città di Bolzano.

Sul campo

Nella prima metà dell’anno Kolar Aparna e Beatrice Catanzaro sono state spesso a Bolzano per le loro indagini sul territorio. Durante questi soggiorni  hanno incontrato non solo diversi rappresentanti delle organizzazioni locali attive negli aiuti ai richiedenti asilo, ma anche attivisti, politici e studiosi. Le due partecipanti al progetto si sono concentrate su un’attività di intenso scambio sugli approcci, le idee, le possibilità e le esperienze legate al tema della migrazione nel contesto locale e internazionale.

Biografie di rifugiati

Il geografo eritreo Mehbratu Ephrem Gebreab è entrato a fare parte del gruppo di lavoro all’inizio di maggio e attualmente sta sviluppando insieme alle due residenti le future fasi del progetto. Anche il viaggio che a maggio ha portato Mebratu a Bolzano per un soggiorno di ricerca viene documentato dai tre partecipanti come parte del lavoro: questo viaggio corrisponde infatti a un percorso che riprende, a ritroso, una parte del viaggio di Mebratu in fuga dall’Eritrea verso l’Olanda. Esperienze e impressioni sono parte della documentazione. A Bolzano il gruppo di lavoro ha continuato con il processo di analisi e raccolta di biografie di rifugiati. Per fare questo è stata organizzata una serie di incontri con i rappresentanti delle istituzioni direttamente coinvolte nella redazione delle biografie prodotte per le richieste ufficiali di asilo.

Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano

Il 30 di giugno alle 19 ha avuto luogo il primo evento pubblico nell’ambito della residenza di Beatrice Catanzaro e Kolar Aparna.

Durante la serata l’artista e i due geografi hanno condiviso il processo creativo seguito fino ad oggi. Esso è organizzato attorno a queste metafore: “Metamorfosi”, in riferimento a una prospettiva di tipo geologico; “Passaggi Egemonici”, un tema attinto dall’esperienza delle ambiguità legali e burocratiche che possono essere interpretate come forme di violenza; “In/Visibilità dei Confini”, metafora basata su alcune narrative personali di attraversamento di confini geopolitici in Europa, ma non solo; “Senso di Appartenenza”, basata sulla discrepanza fra realtà percepita e vissuta; “Narcisismo Collettivo”, in riferimento alle proiezioni storiche e contemporanee del sé nel contesto dell’accoglienza dell’altro; “Tormento Postcoloniale”, che attinge non solo dalle esperienze personali, ma anche da riflessioni teoriche sulla continuità della storia e sulle trasformazioni delle relazioni migratorie.

Assieme a Iain Chambers queste metafore sono state utilizzate per riflettere sulle conseguenze politiche del lavoro e sul loro potere di aprire immaginari futuristici di territori, migrazioni e confini diversi da quelli che attualmente annebbiano la visione pubblica

L’evento pubblico di giugno è stato seguito da un workshop della durata di un giorno al quale sono stati invitati a partecipare richiedenti asilo, legali, rappresentanti delle organizzazioni locali e della società civile e ricercatori. Per l’artista e i due geografi i contributi prodotti durante il workshop, insieme a quelli precendentemente raccolti rappresentano materiale che verrà integrato in un lavoro artistico partecipato che è stato presentato al pubblico nell’autunno del 2016.

Iain Chambers
è attualmente professore di Studi Culturali e Postcoloniali all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” dove è stato direttore del Centro Studi Postcoloniali e di Genere. E’ conosciuto per il suo lavoro interdisciplinare e interculturale sulla musica e sulle culture popolari e metropolitane. Recentemente ha trasformato questa linea di ricerca in una serie di analisi postcoloniali sulla nascita del moderno Mediterraneo.

1 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 2 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 3 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 4 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 5 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 6 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 7 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 8 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 9 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 10 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 11 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 12 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 13 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 14 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 15 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 16 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 17 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 18 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 19 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 20 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 21 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016 22 / 22 Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna: Un approccio metaforico all’idea di migrazione e confine: Voci di Bolzano, Foto: Ivo Corrà, 2016
Workshop

Nel contesto della residenza a Lungomare, che prevede momenti di ricerca durante la durata di un anno del progetto, Beatrice Catanzaro, Kolar Aparna e Mehbratu Ephrem Gebreab hanno organizzato un workshop di una giornata con alcuni degli interlocutori incontrati a Bolzano, ma non solo, durante le fasi preliminari del progetto. Il workshop sui temi del Confine, Migrazione e Ospitalità Egemonica intesi in senso ampio, si è svolto il 2 di Luglio 2016 ed è stato organizzato per arricchire la pratica di ricerca artistica con ulteriori informazioni e punti di vista che sono stati condivisi durante l’evento. Si è rivolto uno sguardo metaforico ed esperienziale verso i flussi migratori.

I partecipanti sono stati invitati ad attivarsi in un processo di riflessione che partiva da tre contributi principali: una prospettiva geologica sui movimenti migratori fornita da Benno Baumgartem del Museo di Scienze Naturali di Bolzano; una prospettiva geografica ed esperienziale sui confini di Mehbratu Ephrem Gebreab, geografo e rifugiato; una prospettiva storica sulla migrazione al tempo dell’impero romano di Francesco Strocchi, dottorando dell’UCL (University College London).

Ad ogni contributo è seguito un breve processo di introspezione, riflessione e convergenza biografica che fornisse nuovi approcci al tema della migrazione.

L’esperienza e i materiali raccolti durante lo svolgimento del workshop sono confluiti nei contenuti del progetto “You are but You are Not” che è stato presentato nella primavera del 2017.

Riflessione

Tra il 27 giugno e il 4 di luglio i residenti di Lungomare Kolar Aparna, Beatrice Catanzaro e Mehbratu Efrem Gebreab hanno trascorso un periodo di ricerca a Bolzano. In occasione del loro soggiorno sono stati organizzati una conferenza performativa alla quale ha partecipato Iain Chambers, del Centro di Studi Postcoloniali e di Genere dell’Università degli Studi di Napoli l’Orientale e un workshop a porte chiuse finalizzato alla produzione del lavoro finale che è stato presentato da Lungomare questo autunno.
Durante il lavoro a Lungomare ci sono giunte le notizie dei naufragi nel Mediterraneo e degli attentati terroristici in Bangladesh. Con questo breve testo vogliamo ricondurre l’approccio poetico e metaforico che sta orientando il lavoro del progetto di residenza 2016 ai fatti che stanno accadendo qui e altrove.

5 luglio 2016
Mentre centinaia di persone provenienti da Eritrea, Etiopia e Somalia hanno perso la loro vita su imbarcazioni che cercavano di attraversare il Mediterraneo e, contemporaneamente, degli ‘Italiani’ sono stati identificati tra le vittime uccise durante gli attentati in Bangladesh, crediamo che la presentazione pubblica che si è svolta a Lungomare nella serata di giovedì acquisisca, ancor di più, un significato profondo.

Abbiamo articolato la serata intorno ad alcune domande per noi fondamentali come: “Dove ti trovi?”, “Che cosa ti lasci alle spalle?”, “Chi è l’altro?”, “Dove è il confine?”. In questo momento esse emergono non tanto come considerazioni astratte, ma diventano questioni esistenziali reali a Bolzano, in Europa e ben oltre questi territori.

Il qui e l’altrove continuano ad essere sfocati. Ci troviamo a Bolzano o vicino al Mediterraneo quando veniamo a conoscenza di queste notizie o delle storie di persone che hanno attraversato un mare in grado di uccidere così come ce le hanno raccontate i nostri amici dell’Hotel Alpi, seduti su una panchina in Piazza Walther a Bolzano?
Che si migri da un paese a un altro o no, quali eredità di relazioni umane lasciamo alle generazioni future nel contesto odierno fatto di confini, di morti e di xenofobia?
“Dove è il confine?” Mentre l’incertezza della BREXIT incombe e le storie della frustrazione di chi sostiene i richiedenti asilo rimangono nascoste dietro la bellezza del paesaggio di Bolzano, i confini dell’Europa non si trovano solo nel Mediterraneo o in Ucraina, ma al centro della vita di tutti i giorni, qui e altrove.

E poi, “Chi è l’Altro?” Esplorando storie di migrazione in uno spazio raccolto come quello di Lungomare con persone provenienti da contesti differenti e affrontando il ‘sistema asilo’ sia dal punto di vista del rifugiato che da quello della parte legale dei responsabili della protezione del UNHCR e da quello dei volontari di Volontarius e di iniziative cittadine come Binario Uno, quello che è emerso alla fine della serata è che la differenza fra ‘Bolzanino’ e ‘Migrante’ si sfuoca nella condivisione di storie di migrazione di ognuno di noi o della nostra famiglia passate o recenti.
Nei mesi successivi abbiamo continuato a esplorare queste domande in maniera più attiva, interagendo con gli attori chiave nella sfera pubblica di Bolzano, per sviluppare il nostro progetto. Esso si è concretizzato nella produzione di una audioguida per la città attraverso la quale vogliamo stimolare l’ascolto come partecipazione politica attiva e promuovere l’azione necessaria in questi tempi.

Traccia audio

YOU ARE BUT YOU ARE NOT è un’audioguida sul tema dei confini e dell’ospitalità. Il testo trilingue, suddiviso in tre capitoli, è stato concepito come una traccia audio permanente per la città di Bolzano.

YOU ARE BUT YOU ARE NOT è un progetto della geografa Kolar Aparna e dell’artista Beatrice Catanzaro, curato e prodotto da Lungomare nell’ambito del progetto di residenza di ricerca artistica 2016-17. Il testo dell’audioguida è stato scritto da Elena Pugliese in collaborazione con le due residenti.

YOU ARE BUT YOU ARE NOT incrocia l’indagine teorica sul fenomeno della migrazione con una pratica di produzione culturale sul campo, muovendosi tra realtà e finzione. È il risultato di un processo di analisi e di lavoro condiviso con alcuni rappresentanti delle organizzazioni impegnate nell’accoglienza sul territorio, migranti, attivisti, studiosi e politici. L’audioguida segue un itinerario nello spazio pubblico della città di Bolzano. Inizia alla stazione ferroviaria, prosegue lungo i “margini” della città attraverso l’areale della stazione e si conclude nel parco Rosegger, davanti alla questura. L’ascoltatore è accompagnato da un narratore che, attraverso le sue parole, intreccia fatti reali e metafore e riflette sullo spostamento dei confini, sulla scrittura di biografie, sull’accoglienza e sul significato del diventare rifugiati in Europa. La voce narrante si mescola ai rumori della città e trasforma la percezione dello spazio urbano e dei passanti che lo popolano.
L’audioguida considera i permanenti sviluppi e mutamenti sociali del nostro presente attraverso uno sguardo critico sulla realtà. Con il loro testo le autrici propongono un viaggio in cui chi ascolta non è fermo in una condizione predefinita ma, attraverso le sue azioni e gesti, contribuisce alla produzione stessa dell’audio-guida.

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